sabato 29 dicembre 2012

APRI LA SCATOLA! (open the box) …e troverai foreste urbane intelligenti e imprese, cittadini e amministrazione pubblica innovati per un progresso sostenibile: Documento propositivo


l 31 ottobre u.s. si è svolto al Tempio di Adriano di Roma il Forum “Apri la Scatola” promosso dall’Associazione Italia 2020, insieme con il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università Sapienza di Roma, gli Stati Generali dell’Innovazione e l’Istituto Luigi Sturzo.
Nel corso del Forum, diviso in due sessioni di discussione, la prima FORESTE URBANE INTELLIGENTI? e la seconda INNOVARE IMPRESE, CITTADINI E AMMINISTRAZIONE PUBBLICA? esponenti delle istituzioni, delle imprese, della ricerca e dell’associazionismo hanno espresso le loro proposte per la modernizzazione attraverso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e anche digitale dell’Italia (Strategia Europa 2020), riempendo  la scatola dell’innovazione.
Dal Forum sono emersi i punti di vista e le proposte concrete dei protagonisti del mondo imprenditoriale, scientifico, tecnologico e istituzionale che sono confluiti all’interno del documento propositivo che trovate in allegato, che è stato inviato agli organi di Governo nazionali e locali, alle istituzioni interessate e ai media.

giovedì 27 dicembre 2012

TROPPO STATO, TROPPO PRIVATO O POCO SOCIALE?


La proposta di programma Monti secondo Alesina e Giavazzi, oggi sul Corsera, sarebbe troppo Stato dipendente e  non prevederebbe privatizzazioni adeguate nella sanità e nell’università, e addirittura per la Cassa Depositi e prestiti, ricordando peraltro la fausta (a dir loro) privatizzazione dell’IRI negli anni novanta. Non voglio entrare qui nello specifico del si o del no alle loro proposte (sarebbe facile ricordare come pubblico non è solo corruzione e inefficienza, così come privato non è solo coraggio, efficienza e qualità, specie in Italia). Ma quello che lascia allibiti e attoniti e la totale mancanza di un qualsiasi ruolo del terzo settore, del volontariato, delle imprese sociali che specie nel welfare, ma anche nella scuola potrebbero dare un sostanziale supporto al progresso e al benessere degli italiani. Eppure  l’Agenda Monti gli da un peso significativo. Un esempio per tutti sul tema delle donne e della necessità di una maggiore conciliazione dei tempi di vita e lavoro: gli asili nido, ma anche le elementari e le medie. Perché non lasciare aperte le scuole 12 ore al giorno per 12 mesi all’anno impegnando cooperative sociali nel dopo scuola? Grandi risparmi per le famiglie, utilizzo adeguato del patrimonio immobiliare scolastico, nuove entrate per lo Stato dall’uso dei locali e dal fisco. Ma oltre al ruolo strategico del sociale Alesina e Giavazzi non citano, ne prendono in considerazione, pur nella brevità dell’articolo, concetti come quelli di sussidiarietà, condivisione, collaborazione, responsabilità, insieme a empatia, reti, ma anche a cambio di paradigma e fine del comunismo così come del capitalismo che pure sono nei testi  dei maggiori filosofi, economisti, sociologi, antropologi che si occupano dell’evoluzione dell’umanità pur con tagli e linee diversificate (tra i vari ricordo velocemente Porter, Kramer, Bruni, Morin, Severino, Bauman, Tapscott, Rifkin, Zamagni, ecc. ecc.). Solo numeri che devono tornare e l’economia che continua a presumere di saper governare il progresso dell’umanità e in specie di quella italiana. E’ un’impostazione moderna e appunto vecchia. Complessità, emotività, postmoderno e neorealismo, sostenibilità integrata, sussidiarietà,; Alesina, Giavazzi, forse vi dobbiamo rottamare anche a voi!

domenica 16 dicembre 2012

LA CINA CI AMA , MA NOI NON LO SAPPIAMO

Sono appena tornato da Shanghai in Cina dove sono andato per lavoro, ho incontrato il Ministro del commercio e dellinnovazione della municipalità e 3 fondi di investimento.
Visti e sentiti da laggiù siamo proprio un Giano bifronte:

   imbarazzanti come Paese  perchè i cinesi sono curiosi di sapere cosa ci sta accadendo, chi ha il potere di decidere, cosa vogliamo fare e le risposte non ci sono; anzi si parte handicappati e la risposta che sono riuscito a trovare è stato solo quella di dire che è nei momenti di crisi che occorre investire per riavere le opportunità di ripartire. E il bello è che dopo ho scoperto che l'ideogramma cinese della parola crisi presenta due simboli: quello della paura e quello dell'opportunità!

   eccellenti e ammirati come singoli e come modo di essere e vivere perché chiedono e vogliono le nostre persone, imprese, storie, prodotti e servizi, beni culturali e naturali, il nostro stile di vita. Vogliono "copiare" la nostra capacità creativa, hanno bisogno di esperienze e culture che li aiutino a riempire di contenuti i loro spazi fisici e virtuali per continuare a crescere, hanno necessità di apprendere sistemi di sviluppo e gestione più raffinati e complessi che gli consentano di rendersi autonomi dall'innovazione occidentale.

E certamente eccellenti sono i 28 casi di imprese, organizzazioni non profit, amministrazioni pubbliche raccolti girando l'Italia da PRIMA PERSONA (http://www.primapersona.eu/italiaviva/ ), casi singoli in un Paese in difficoltà, un Paese che ha ancora troppi casi di morte annunciata e si permette, per esempio, di rimandare al mittente 50 milioni di di investimenti in quel di Nardò in Puglia, perché chi avrebbe voluto investire viene dalla Gran Bretagna e lo ha deciso in base al Piano Regolatore Generale e non consultando la classe politica attuale: un caso -come molti altri- dove politica e burocrazia fermano tutto e che in questo modo rischiano di portarci in fondo al pozzo.
Casi singoli che occorre mettere in rete e a sistema se vogliamo avere qualche chance di ripartire per raggiungere nuovi traguardi per un progresso sostenibile e non solo e più mero sviluppo e crescita di quantità.
E allora l'augurio è che questi 28 casi, insieme alle altre centinaia, migliaia che certamente esistono diano colore, passione, vita e diventino sistemi e sistema per sare un senso a quei numeri dettati nel Programma Nazionale di Riforma per l'Italia del 2020 per cui siamo impegnati con l'Europa tutta, insieme a progetti credibili e sostenibili per divenire un Paese eccellente e ammirato. Un Paese eccellente poiché sistema di eccellenze e non tale per una politica che pretende di disporre e di dettare dell'eccellenza. Quella politica non ci può più essere. Non c'è mai stata. 

giovedì 29 novembre 2012


AFFERRARE IL CONTEMPORANEO CON LA MANO COMPLESSA
A Luigi Pellegrin, un grande visionario che oggi ci manca.

Agli inizi del terzo millennio ci troviamo di fronte a due realtà con le quali interagire per poter cercare di gestire i fenomeni di sviluppo urbani e territoriali. Da un lato una realtà fisica e materiale: miliardi di persone che si muovono da una città all’altra in pochi minuti o in poche ore: le foreste urbane. Dall’altro lato abbiamo la realtà culturale e socio-economica che vede le nostre vite caratterizzate da notevoli complessità, accompagnate da incertezze diffuse e dalla mancanza di norme di comportamento condivise. In questo quadro complessivo nuovi modelli (?) di riferimento per lo sviluppo socio-economico stanno emergendo basati su formule di interrelazioni umane accompagnate da una rilettura della “mano invisibile” di Smith. Collaborazione, empatia, assertività, sociale, qualità, rete, sistemi, integrazione, indipendenza, sono alcuni ingredienti . Traslando tutto questo nel sottosistema delle modalità di gestione delle città e dei territori, emerge la necessità di abbandonare le vecchie certezze e i vecchi manuali per entrare in una sfera di approcci possibili e processi probabili. Sono necessari interventi sostenibili, che richiedono nuovi approcci e nuove metodologie che non saranno la semplice somma di diversi addendi, ma una funzione complessa primaria, integrata a sua volta da una funzione secondaria, derivante e conseguente dalla primaria. E uno dei capisaldi del nuovo approccio è quello di entrare definitivamente nell’ordine di idee di “rovesciare la piramide” del processo della cosi detta “domanda” delle persone, della gente. Occorrono strumenti e segnali che consentano approcci “mobili”, in divenire, e siano di supporto alle decisioni: strumenti di monitoraggio e di misurazione della soddisfazione dei destinatari degli interventi.
Certamente quello della gestione rappresenta, anche dal punto di vista sistemico, il tema più complesso e articolato che evidenzia il rischio accentuato di un assetto caotico e disordinato come spesso avviene nelle città di grandi dimensioni e con scarsa attenzione alle tematiche della complessità. Due in particolare sono gli ambiti che risultano chiari e sui quali potrebbero essere avviati approcci innovativi: la gestione complessiva e la gestione dei singoli interventi.  Per quanto riguarda il primo si tratta di prendere in conto almeno cinque tematiche indispensabili per realizzare concretamente una città smart: identità, gestione, sistematicità, sperimentazione e partecipazione.  A proposito poi della gestione degli interventi la “mano” nella complessità delle sue cinque “dita” (conoscere, analizzare, progettare, realizzare e gestire) è lo strumento attuale per approcciare gli interventi e comprendere se la rotta che si sta percorrendo è quella voluta. Ogni intervento deve rappresentare un percorso all’interno di un sistema complesso aperto, dove le variabili in gioco possono mutare nel tempo richiesto per l’attuazione del progetto, ma dove ognuna di esse si relaziona con le altre in una fitta rete di persone e di esperienze. Non si tratta di entrare nel merito delle scelte (con i loro presupposti culturali e storici) e dei metodi del singolo progettista – architetto, ingegnere, economista o chi sia –, ma di padroneggiare un quadro di riferimento che consenta, al committente ma non solo, di intervenire in modo da raggiungere gli obiettivi con una sufficiente qualità integrata. 

lunedì 12 novembre 2012

La città senza nome | Foreste urbane – Auditorium del Museo MAXXI – Roma, 22-23 novembre 2012


Roma, 6 novembre 2012 – Sono cambiate le regole del gioco: la città reclama una nuova visione strategica. Lo scenario metropolitano mostra oggi la spontaneità e il disordine della foresta. Ma anche la sua capacità di riprodursi e di espandersi, trovando sempre nuovi equilibri.
Come farsi strada nel groviglio di funzioni e disfunzioni del nostro habitat quotidiano? Come esplorare, tra agguati e richiami, spazi vitali e zone d’ombra dell’attuale ecosistema urbano? Questi alcuni degli interrogativi lanciati dalla quarta edizione del Convegno internazionale di studio La città senza nome | Foreste urbane (Auditorium del Museo MAXXI – Roma, 22-23 novembre 2012) ideato dal Centro interdisciplinare di ricerca sul paesaggio contemporaneo, diretto da Fulvio Caldarelli e Maurizio Rossi, e dall’Associazione Italia 2020 guidata da Claudio Cipollini.
Un appuntamento organizzato in collaborazione con il Museo MAXXI Architettura e con il contributo di Eurosky Tower, main sponsor dell’evento.
Cinque parole chiave, cinque sessioni per afferrare – con mano complessa – il paesaggio contemporaneo: gestire, vivere, produrre, muovere, sperimentare. L’approccio interdisciplinare e propositivo che ha sancito il successo delle precedenti edizioni del convegno, anche questa volta, promette di generare un cortocircuito di visioni apparentemente distanti ma capaci di sollecitare un nuovo sguardo sulle criticità dell’attuale scenario urbano e sulle possibili risposte progettuali. Tra i protagonisti: Alberto Abruzzese, Giandomenico Amendola, Giovanni Anceschi, Vittorino Andreoli, Padre Cesare Atuire, Edoardo Boncinelli, Achille Bonito Oliva, Aldo Bonomi, Luigino Bruni, Pippo Ciorra, Aldo Colonetti, Gillo Dorfles, Simon Giles, Andrea Granelli, Vittorio Gregotti, Francesco Indovina, Gian Piero Jacobelli, Mario Morcellini, Nuno Portas, Franco Purini, Carlo Ratti, Giuseppe Roma, Francesco Rossi, Fabiola Sfodera, Virgilio Sieni, Riccardo Venturini.
La città è “luogo comune”, spazio dell’abitare in cui trovano cittadinanza necessità e urgenze diverse: impossibile formulare soluzioni innovative senza prestare ascolto alla polifonia di voci che animano la foresta urbana. “Produttori” e “consumatori” di paesaggio sono inviati – ancor prima che alle due giornate di studio – a lanciare un segnale, suggerire appostamenti strategici e coordinate sulla mappa di www.cittasenzanome.org per condividere i link verso contenuti di interesse sul web (siti, blog, video e gallery).
Superati i recinti disciplinari, il sentiero di marcia tracciato dal programma del Convegno approda alla Tavola Rotonda “Verso un Manifesto per le foreste urbane” chiamando in causa chi, di fatto, amministra il territorio. Orientamenti e sconfinamenti diventano intento programmatico, in direzione dell’innovazione e di una governance partecipata e condivisa.
Ingresso libero. Per prenotazioni: info@cittasenzanome.org
Ufficio stampa: blueforma design consultants 06/58303065 press@cittasenzanome.org

giovedì 8 novembre 2012

TRASPARENZA, DIGITALE E PROGRESSO PER LE IMPRESE


TRASPARENZA , DIGITALE E PROGRESSO SOSTENIBILE

Ho partecipato alla tavola rotonda del 2012 E.Gov Summit al Tempio di Adriano di Roma il 6 novembre scorso.
Il tema é importante, ma va affrontato con un approccio innovativo dove il significato di trasparenza - da limpido, cristallino, che si fa attraversare dalla luce - ricondotto all'ambiente del ruolo del digitale , va interpretato da tutti i protagonisti del progresso e dello sviluppo.
Cittadini, imprese, ONG, amministrazione pubblica siamo tutti corresponsabili della nostra trasparenza e di quella che dobbiamo agli altri.
Non serve più il vecchio metodo ideologizzato di pretendere dagli altri, perché noi ci presumiamo senza responsabilità e nella certezza di conoscere la "veritá".
L'unico modo ci cercare di andare avanti verso un progresso sostenibile é quello di smettere di avere certezze e invece credere nella collaborazione e condivisione per affrontare i temi del futuro.
Open data e acceso ai dati diventano allora uno strumento della trasparenza, ma insieme a approcci aperti e accoglienti, alla reciprocitá.
Ma il tutto va affrontato secondo prioritá , che oggi sono evidentemente quelle della cultura e della conseguente alfabetizzazione all'innovazione e al digitale e alla condivisione e collaborazione tra amministrazioni pubbliche.
Per quanto riguarda il primo tema va affrontato con forza e determinazione poiché  acculturare le persone, ormai da troppi anni "sedute" sugli allori dello sviluppo e del soddisfacimento dei bisogni del dopoguerra, diventa condizione imprescindibile e vincolante a qualsiasi ipotesi di sviluppo. Occorre riappropriarsi dell'attitudine all'innovazione, alla voglia e alla passione del cambiamento per il miglioramento e per un maggiore benessere, occorre comprendere i vantaggi in questo contesto del digitale, ma occorre concentrare l'attenzione e le risorse sugli over 45 che hanno il potere di decidere e di guidare i territori e il Paese, da imprenditori, da pubblici amministratori, da volontari, da cittadini, uomini e donne. Per esempio con campagne di informazione mirata della RAI, con road show nei territori e tavoli e chioschi di assistenza tecnica per le piccole imprese per convincerle dei benefici e dei vantaggi economici e sociali, ovvero con bonus per abbonamento internet per quel 49% di famiglie italiane che ancora non risultano collegate.
Per il secondo tema si tratta di "obbligare" le amministrazioni pubbliche a varare programmi di intervento con approcci condivisi, non pensando di rivolgersi direttamente ai diversi target, ma individuando progetti pluriennali e concentrando le poche risorse disponibili.
A un piccolo imprenditore occorrono servizi dall'amministrazione pubblica alla quale paga tasse, imposte e diritti, vista come un unico interlocutore pronto a assisterlo. E allora Comuni, Camere di Commercio, Provincie, Regioni, e lo stesso Stato centrale devono concordare programmi e modalitá unitarie per massimizzare l'efficienza e l'efficacia degli interventi a supporto dello sviluppo delle imprese.

giovedì 1 novembre 2012

A PROPOSITO DI ELETTI E ELETTORI...

Il colmo dei colmi? Gli eletti che decidono quale legge deve normare la propria elezione. La democrazia una volta era una cosa seria alla quale moti di noi anelavano e per la quale pochi hanno dato anche la vita.
Ora, dopo ani e anni di che ci hanno portato a una situazione critica sia sociale sia economica, gli eletti si sono arrogati il diritto di scegliere come farsi eleggere. Credo che sinceramente non ci potrà essere soluzione o scelta veramente democratica. Qualsiasi lege che verrà votata dal Parlamento sarà solo frutto delle convenienze di ciascun partito, ovvero dei parlamentari che dovranno decidere come ritornare in Parlamento.
Credo che il tutto dovrebbe essere sottoposto a un referendum popolare per l'approvazione definitiva come minimo, ovvero che debba essere il popolo, attraverso anche sistemi innovativi come internet, a scegliere quale sistema ritiene più adatto alle sue esigenze. Ai partiti semmai il compito di preparare delle proposte alternative da sottoporre al voto.
E' finito il tempo del popolo grullo e asservito. Siamo perfettamente in grado di decidere come eleggere i nostri....eletti.
P.S. Talvolta, ultimamente sempre più spesso, ho la sensazione che gli eletti mistifichino volutamente il significato della parola interprentandola in senso "nobiliare" e classista, se non addirittura razzista.

APERTA LA SCATOLA DELL’INNOVAZIONE



Ieri a Roma ci siamo incontrati con amministratori, manager, rappresentati dellassociazionismo, ricercatori hanno espresso le loro proposte per unItalia digitale

Si è svolto ieri al Tempio di Adriano di Roma il Forum “Apri la Scatola” promosso dall’Associazione Italia 2020, che ho l'onore di presiedere, La Sapienza, Stati Generali dell’Innovazione e Istituto Luigi Sturzo. Il Forum ha preso le mosse dalla pubblicazione di due libri: “L’Innovazione integrata. Imprese e amministrazione pubblica: nuovi paradigmi digitali per un progresso sostenibile” scritto da me e da Christian Rinaldi (Maggioli editore) e “Città intelligenti? Per una via italiana alle smart cities” di Andrea Granelli (Luca Sossella editore).
Nel corso del Forum, esponenti delle istituzioni, delle imprese, della ricerca e del’associazionismo hanno espresso le loro proposte concrete per la modernizzazione del Paese, per “riempire la scatola” – oggi semi-vuota – dell’innovazione. Sono emersi sei punti chiave.
Uno. La necessità di alfabetizzare le piccole e medie imprese e la Pubblica amministrazione, grazie all’immissione di giovani provenienti da esperienze dirette e solide nel mercato Internet e delle TIC (tecnologie, informatica e comunicazione).
Due. La creazione di un Fondo unico per l’e-Gov per istituzioni e imprese e adozione del project financing per gli interventi di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e per le imprese.
Tre. Il lancio di campagne di promozione e informazione per i piccoli imprenditori, i cittadini e le stesse pubbliche amministrazioni sui vantaggi e i benefici dell’uso del digitale (dal commercio elettronico, all’open data, alla de materializzazione cartacea).
Quattro. La condivisione tra enti pubblici dei programmi e delle risorse (Comuni, Camere di Commercio, Provincie, Regioni e Stato) per essere in modo più efficiente e efficace al servizio dei cittadini e delle imprese.
Cinque. La collaborazione tra imprese, istituzioni pubbliche, ONG e cittadini per ridefinire i campi di intervento, le modalità, ma sopratutto per delinearne le responsabilità individuali e collettive.
Sei. Il lancio di Piani di sviluppo dei progetti e-Gov a carattere decennale, consentendo di capitalizzare sulla ‘long tail’ di tali iniziative, puntando alla loro autosostenibilità finanziaria, dopo il terzo anno di start up ed esercizio sostenuti da fondi pubblici.
 I contributi al Forum sono stati portati da Alberto Mattiacci del Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale di La Sapienza Università di Roma; Marco Annarumi, Confesercenti Roma; Rosario Cerra, Confcommercio Roma; Umberto Croppi, UnaCittà; Vito Lo Russo, Microsoft, BizSpark; Carlo Forcolini, gruppo IED; Alberto Caporale Unioncamere; Paolo Mazzoni, 3M; Paolo Testa, Anci;  Rachele Bonani, Pensa2040; Marco Esposito, Comune di Napoli; Roberto Esposito, ideatore Piattaforma deRev; Giuseppe Iacono, Associazione Stati Generali dell’Innovazione; Annalisa Agnelli, BedigitalNOW!; Pino Aprile, giornalista – scrittore; Ernesto Belisario, Associazione italiana per l'Open Government; Fulvio Caldarelli, Centro Interdisciplinare Ricerca paesaggio contemporaneo; Nicola Colicchi, Osservatorio Non Profit Camera di Commercio di Roma; Fabio Maccione, Associazione Prima Persona; Antonio Naddeo, Ministero per la Pubblica Amministrazione; Giovanni Tria, Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.
Il presidente della Camera di Commercio di Roma, Giancarlo Cremonesi e Unioncamere con Alberto Caporale hanno dichiarato che, in tal senso, il sistema camerale è attivo da tempo e intende accentuare il proprio impegno nell’innovazione.  

giovedì 11 ottobre 2012

SALVA LA DATA ... APRI LA SCATOLA! (open the box)


Il 31 ottobre p.v. a Roma si terrà il Forum APRI LA SCATOLA! organizzato dall’Associazione Italia2020 con il Coris, Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale Sapienza Università di Roma, gli Stati Generali dell’Innovazione e l’Istituto Luigi Sturzo. Si analizzeranno le criticità e si faranno proposte fattibili e concrete sul tema dell'innovazione integrata e digitale tra imprese e amministrazione pubblica e nel governo e sviluppo delle foreste urbane (città, paesi, campagne, paesaggi).


lunedì 24 settembre 2012

L'INNOVAZIONE INTEGRATA

E' uscito in questi giorni un libro che ho scritto insieme con il mio amico Christian Rinaldi sul tema dell'innovazione integrata .
Scrive Pino Aprile nella prefazione "Quello che ho capito di questo libro è stato interessante; in alcuni casi, rivelatore. Ma è più quello che non ho capito. Il che conferma i dati e le osservazioni di Claudio Cipollini e Nicola Christian Rinaldi sull'incolmabile (secondo me) distanza fra l'appartenenza delle nuove generazioni al mondo informatico e l'estraneità di quelle precedenti: la differenza è 71 a 7 per cento. Io, per una volta tanto precoce (mancandomi qualche anno per entrare nella fascia dei 65enni che stanno nel 7 per cento) sono in quella esigua minoranza che è quasi una “nullitanza”.

Siamo immersi in una rivoluzione che sta portando a un cambio di paradigma nelle relazioni tra persone, imprese, amministrazione pubblica: i nuovi strumenti digitali di comunicazione consentono sempre più di conoscere e crescere in tempo reale, consentendoci di confrontarci con la complessità. In questo contesto innovato la governance pubblica deve necessariamente orientarsi all’open government, con persone e imprese al centro di qualsiasi processo per la gestione delle risorse pubbliche. Ciò è vero ancor più per lo sviluppo e l’innovazione del sistema delle imprese che in Italia è caratterizzato da un’altissima percentuale di micro e piccole imprese e ha ancora notevoli margini di crescita e competitività se supportato nell’integrazione fisica e culturale alla ‘rete’. All’interno della dell’amministrazione pubblica vi sono peraltro le competenze e la capacità di innovazione necessarie: occorre liberare queste forze, integrandole con giovani nativi digitali per creare l’ecosistema favorevole al progresso sostenibile.
Per questo proponiamo una serie di azioni concrete – e in alcuni casi provocatorie - per innescare e accelerare quell’innovazione integrata e complessa che sola può consentire a un paese come l’Italia di ritrovare la via della collaborazione per un progresso sostenibile.

venerdì 29 giugno 2012

SETTE PECCATI CAPITALI PER RICOMINCIARE

Girare i territori , parlare con imprese e amministratori pubblici e con il volontariato talvolta è altrettanto utile quanto analizzare numeri e statistiche per comprendere che soluzioni trovare.
Lo è certamente - e se poi qualche statistica ce lo conferma è meglio - per capire quali leve muovere per consentire alle PMI italiane e specie del Mezzogiorno per tornare o andare verso una crescita adeguata.
E di peccati negli anni passati , da questo punto di vista, ne sono stati commessi parecchi. o forse sarebbe meglio chiamarli imprudenze e ignoranze. E allora , considerata la grave crisi che sta imperversando, forse, forse, vale la pena commetterne di peccati, per rompere un pó di tabù e provare a trovare nuove strade per crescere. Prima però di fare alcune ipotesi per individuare almeno sette di questi peccati - forse quelli capitali - un rapido flash sul contesto.
Siamo nell'inferno o in paradiso? Io credo che siamo usciti da un'epoca dove pensavamo di poter raggiungere il paradiso , stiamo sull'orlo dell'inferno, ma , se siamo umili e accorti possiamo mettere i piedi per terra!
In altri termini da almeno venti anni il sistema economico, sociale e ambientale con il quale abbiamo costruito successi e sviluppato redditi e conoscenze negli ultimi duecento anni si è andato sempre più sgretolando e ridefinendo e ancora oggi non ha individuato nessuna nuova certezza, ma neanche nuovi equilibri benché labili. Siamo passati da due a venti potenze e micro potenze economiche, è stato sconfitto il comunismo e il capitalismo presenta variegate aree di crisi, l'economia e i mercati si sono completamente globalizzati, i livelli di alfabetizzazione culturale si sono notevolmente accresciuti nella media e hanno raggiunto alti livelli nei paesi occidentali, le tecnologie - o come forse meglio lo definisce Kenvin Kelly il TECHNIUM - si è radicato e diffuso e la multimedialità e il digitale hanno rivoluzionato tutti i sistemi di apprendimento e informazione oltre che di produzione. Alcuni filosofi, economisti, biologi e altri ex specialisti la chiamano era postmoderna. Altri, o gli stessi, la definiscono l'era della complessità e dei sistemi. Certo è che non è piú l'epoca della settorializzazione e del riduzionismo e delle specializzazioni autoreferenziali. É tutto interrelato e a sistema.
In questo contesto per essere in grado di sopravvivere e qualche volta essere competitivi, le PMI - specie nel Mezzogiorno, dovrebbero appunto commettere alcuni peccati, infrangere alcuni muri, spesso di gomma, che finora non hanno fatto. ( Uso termini quali muro non a caso. Sono solo un architetto e non ho le conoscenze degli economisti, ma piacendomi girare per i territori e studiare , cerco di dare un diverso punto di vista).
I peccati che ho individuato sono quelli del DIGITALE, della RETE, dell' IDENTITÀ e QUALITÀ, della SOSTENIBILITÀ, della SEMPLIFICAZIONE e della CULTURA. Sette peccati che a loro volta sono un sistema in rete. Un sistema adattivo composto da almeno questi temi- peccato e certamente da altri vari e eventuali.
Il peccato DIGITALE va commesso per rompere il tabù dell'ignoranza e della mancata fiducia nelle tecnologie e avere l'opportunità di adeguare l'approccio mentale e culturale dell'imprenditore verso metodi più sistemici e complessi. E allora commercio elettronico per vendere a imprese e persone in giro per il mondo e acquistare materie prime e servizi, internet per "copiare" soluzioni e progetti della concorrenza, conoscere i risultati dei centri di ricerca, trovare collaboratori e partner qualificati, farsi conoscere tramite i social
network, seguendo l'esempio del tassista che lavora all'aeroporto della Malpensa e ha clienti in giro per l'Europa che si prenotano e pagano sul suo sito personale.
Poi c'è il peccato della RETE, ovvero di convincersi a fare rete con altre imprese per ottimizzare costi e capacità produttive, possibilità di vendita sui mercati globali e una migliore logistica. Bisogna fidarsi certo, ma da due anni c'è anche una legge che aiuta e consente migliori prestazioni a ogni singola azienda. Condividere e collaborare tra imprese, cosí come con l'amministrazione pubblica e le organizzazioni non governative cosí come con le persone, è la nuova strada da percorrere per trovare le nuove soluzioni per un progresso più sostenibile e meno incerto.
Altro peccato è quello dell'IDENTITÀ e della QUALITÀ. In un'economia globalizzata, dove i prodotti a largo consumo vengono ormai prodotti nei paesi emergenti, per essere competitivi le imprese necessariamente devono focalizzarsi sulla capacità di esaltare l'identità della provenienza dei loro territori così come ancora di più sulla qualità dei loro prodotti e dei loro servizi. Identità che per un paese come il nostro significa valorizzare non solo le produzioni agricole, agroalimentari e enogastronomiche o quelle artigianali, il design, ovvero le produzioni tipiche della nostra tradizione industriale quali la moda, la casa, ma mettere a disposizione di turisti e consumatori stranieri e italiani la possibilità di fare un'esperienza, di esaudirea un desiderio, di conoscere e apprezzare una storia sì, ma anche una visione del futuro. Ma qualità vuol dire anche, e in Italia e nel Mezzogiorno sopratutto, il coraggio e la capacità di integrare nel processo produttivo le donne e di investire sui giovani. Sono due elementi fondamentali e caratterizzanti imprescindibili per innovare gli approcci e le modalità strategiche di un'impresa. Sono competenze e esperienze diverse e da integrare per rendere le nostre aziende competitive sui mercati internazionali, così come la nostra amministrazione pubblica adeguata alla nuova era.
C'è poi il peccato della SOSTENIBILITÀ da fare con una certa urgenza, stante la criticità convergente sia degli aspetti ambientali, sia di quelli economici e sociali. Continuare a perseverare nell'affrontarli in modo separato nega sia l'evidenza della necessita di un approccio complessivo e sistemico tra le tre variabili, sia la stessa impossibilità di risolvere da solo ciascun problema. Fitoussi non a caso ha recentemente ricordato ( vedi Il Sole 24 ore dell'8 giugno scorso) che neanche abbiamo ancora indicatori che la misurano e quindi siamo in grado tanto meno di poterla programmare e progettare. Ma tra solo meno di quaranta anni saranno ben dieci miliardi gli esseri umani che dovranno e vorranno ogni giorno mangiare, camminare, comunicare e per questo consumeranno acqua, aria, terra. Basterà? molti ne dubitano, e nel dubbio forse è il caso di prendere qualche misura sostenibile. e questo significa pianificare e progettare prodotti e servizi non solo sostenibili economicamente ( il che dovrebbe valere sempre per un'impresa, ma ormai anche per un'amministrazione pubblica) , ma sopratutto ambientalmente e socialmente. E non con un approccio separato, ma unitario e integrato. E non solo per le imprese, ma per tutti, iniziando proprio dall'amministrazione pubblica e dall'educazione nelle scuole.
Ma ecco uno dei peccati maggiori, che peraltro in questo periodo ha assunto dimensioni di molto esagerate rispetto alla sua reale portata e un pó discriminatorie rispetto al presunto "bene" rappresentato dalle imprese: la SEMPLIFICAZIONE della BUROCRAZIA. Certo occorrono forti cambiamenti e notevoli sforzi per portare l'amministrazione pubblica da decisore spesso autoritario e pianificatore presuntuoso del futuro a servitore e dispensatore di servizi e utilità per il benessere delle imprese e delle persone. Ma anche certe imprese dovranno fare un passo indietro e divenire consapevoli dell'impossibilità di continuare a approfittare dei beni e delle risorse pubbliche (ovvero di tutti quelli che pagano le tasse) per ottenere ordini e non pagare sempre le tasse. Sciogliere nodi, anzi interi gomitoli e matasse di norme e permessi, integrare le risorse umane con donne e giovani , ridare dignità di contenuti a una professione vitale per la vita comune sono solo alcuni dei passi essenziali da intraprendere velocemente.
E arriviamo all'ultimo peccato. Il settimo, quello che pervade tutto e tutti gli altri sei: la CULTURA. Troppi anni sono stati fatti passare indenni senza dedicare a questo tema tutte le necessarie attenzioni, nella presunzione di averla ormai acquisita ovvero, nella peggiore delle ipotesi, innaturata nella nostra storia millenaria. Una delle caratteristiche dell'era della complessità é la velocità e velocemente abbiamo perso la capacità di innovare i nostri sistemi di produzione e di vita, pubblici e privati, trascurando gli investimenti nella scuola e nella ricerca così come nella cultura per tutti, avendo talvolta la presunzione di investire in culturame o confondendo convegnistica e eventi in occasioni culturali. Cultura d'impresa, cultura per fare impresa, per competere e innovare, cultura dei giovani, cultura nell'amministrazione della cosa pubblica sono tutti peccati da commettere tutti i giorni per mantenere, gestire e valorizzare i contenuti del nostro agire quotidiano verso un futuro sostenibile.
Fiducia, collaborazione, condivisione, cultura, qualità, innovazione, identità, donne, giovani , sono alcuni degli elementi di base di una rete che compone un sistema fortemente interconnesso che rappresenta il punto di partenza per ripartire e ridare a tutti noi la fiducia in un futuro possibile di benessere e progresso diverso e migliore di quello che abbiamo ottenuto fino a oggi.

domenica 17 giugno 2012

CUCINO, SISTEMO e mi DIVERTO

Spesso molti si spaventano di fronte all'organizzazione di una cena per amici con 20, 40, anche 60 ospiti e la cosa diventa poi quasi impossibile se si vuole cucinare con le proprie mani delle buone ricette fatte - appunto - in casa. Si tratta in effetti di organizzarsi a puntino e avere un approccio sistemico che deve considerare almeno tre fondamentali: 1) il FUOCO 2) il DIVIDE ET IMPERA 3) il MINIMO SFORZO con il MASSIMO RISULTATO. Si tratta in altre parole di prendere in considerazione questi tre elementi nel momento che si compila la lista del menú e verificare sistematicamente che ogni piatto e tutti insieme siano compatibili come "sistema". Ma veniamo a esaminarne velocemente le caratteristiche. L'elemento FUOCO è caratterizzato dalla quantità di fornelli e forni che si hanno a disposizione per cucinare. Una cosa infatti è averne 4 con 1 forno da 60 cm ( ovvero 1 teglia) e un'altra è averne 6 con un forno da 90 cm ( 2 teglie). La quantità infatti incide pesantemente sulla qualità e sulle quantità dei cibi da cucinare. Il secondo elemento è rappresentato dalla necessità di dividere la composizione degli antipasti, primi, secondi , contorni e dolci in un numero di quantità facilmente gestibili e cucinabili. In altra parole per 60 persone non andrà preparato un unico primo con 6 kg di pasta, ma previsti 4-5 primi di pasta, zuppe, paste fredde che andranno cucinati nel corso della giornata, cosí come i secondi e i contorni. Il terzo elemento fondamentale è la scelta delle ricette. Spesso ci si fa affascinare da ricette che appaiono semplici ( p.e. l'insalata mista o la macedonia di frutta, o il riso freddo) che invece impegnano molto tempo, o da ricette troppo complesse (gnocchi, tortellini, pollo, abbacchio, arrosto di manzo) che invece o pretendono troppo tempo di preparazione o presentano difficoltà per l'ospite al momento del mangiare, specie in piedi. E allora al momento di sceglere il menú occorre incrociare in un immaginaria matrice a tre entrate ogni piatto con le tre variabili per sottoporlo da solo e insieme agli altri piatti alla verifica per cosí dire di fattibilità. E cosí alzandosi la mattina di buon ora si andrà al mercato a fare la spesa, si tornerà a casa e si inizierà a cucinare. Alle 21 tutti a festeggiare, mangiando ottime ricette e stando in felice compagnia. Qualche suggerimento? Siamo in estate e allora un menú fattibile potrebbe essere: -Affettati, melone, pizza bianca, mozzarelline; -Pasta con il tonno, zuppa di fagioli tiepida, mezze maniche fredde pomodori e mozzarella e piselli, pomodori con il riso; - porchetta, seppie con piselli, spezzatino con peperoni, polpettone di carne o di tonno - zucchine in padella, melanzane con pomodoro, peperoni in agrodolce;pomodori con basilico - gelato per tutti i gusti. BUON DIVERTIMENTO !!! P.S. Servite tutti i piatti insieme a tavola, per poi stare insieme agli amici a ridere e scherzare; poco pane( in piedi è scomodo da mangiare); bevande fresche in frigo; l'eventuale torta per festeggiare il compleanno fatela preparare alla mamma! -

sabato 26 maggio 2012

PROFIT, NON PROFIT, PUBBLICO, PRIVATO E ONESTA'

Talvolta ho la sensazione che l'eccesso di dietrologia porti a tumori e cancri ideologici e di parte. A proposito del Comunicato stampa inviato dalla ONLUS FISH (federazione Italiana per il superamento dell'handicap) che riporto qui sotto integralmente, ritengo che la dichiarazione di Fornero possa anche essere letta in positivo: " Mettiamo in moto la creatività e l'innovazione dei privati e(profit e non profit) per riequilibrare la spesa pubblica"
Che c'è di male se fosse così?
Lo sappiamo che dovremo necessariamente riequilibrare la spesa pubblica insieme con le responsabilità di tutti(tutti!).
Il rischio altrimenti è di far scoppiare una guerra per difendere spese e talvolta anche privilegi ormai non più sostenibili.
Pensiamo e crediamo che ci siano anche persone oneste tra i privati! (profit e non profit). Molti politici e amministratori pubblici in questi mesi hanno dimostrato di essere MOLTO DISONESTI !!!!





COMUNICATO STAMPA

Fornero: privatizzare la disabilità

Non si può pensare che lo Stato sia in grado di fornire tutto in termini di trasferimenti e servizi’’. Lo ha dichiarato il Ministro del Lavoro Elsa Fornero durante il convegno Autonomia delle persone con disabilità: un nuovo contributo per assicurarla (Reatech, Milano, 25 maggio).
Il Ministro ha poi aggiunto: “Sia il privato che lavora per il profitto sia il volontariato no profit sono necessari per superare i vincoli di risorse. Il privato, in più del pubblico, possiede anche la creatività per innovare e per creare prodotti che aiutino i disabili. La sinergia tra pubblico e privato va quindi rafforzata”.
I prodotti di cui si parla sarebbero quelli assicurativi. Infatti la Fornero prosegue: “Per evitare accuse di raggiro o frodi, il ruolo pubblico dovrebbe dare credibilità inserendosi nella relazione tra la persona e il mondo assicurativo. C’è bisogno di innovazione finanziaria e creatività”.
Parole che lasciano sconcertate le organizzazioni delle persone con disabilità, per la loro crudezza e per l’evocazione di una “cultura” che non si pensava potesse penetrare nel nostro Paese risalendo fino ai vertici di un Governo che si appella ad ogni piè sospinto all’equità.
Con la prima affermazione la Fornero gela qualsiasi ipotesi e speranza di innovazione sociale, di garanzia dei diritti civili, di efficacia ed efficienza dei servizi sociali, di miglioramento delle prestazioni per i disabili gravissimi e per i non autosufficienti.
Tradisce il retropensiero che gli stanziamenti per l’autonomia personale delle persone con disabilità siano una spesa morta, un sovraccarico insostenibile, un capriccio di pochi, e non già invece un investimento. Ricorda tragicamente alcune brutali dichiarazioni del Ministro Tremonti (“Come può un Paese con due milioni e mezzo di disabili essere davvero competitivo?”).
Lo Stato rinuncia ad attuare quanto previsto dall’articolo 38 della Carta costituzionale – annota Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – e quanto sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Getta la spugna invocando un intervento caritatevole (o interessato) dei privati. Un lesto e mesto ritorno alle opere pie… o a qualcosa di peggio”.
Ma la seconda parte delle affermazioni del Ministro ha risvolti non meno inquietanti.
Lo Stato, pur di liberarsi della spesa per la disabilità e la non autosufficienza, diventa procacciatore d’affari per le Assicurazioni e le eventuali risposte assistenziali sarebbero erogate in virtù di una polizza pagata in vita dai Cittadini.
Una privatizzazione assicurativa del welfare che inizia dalle persone con disabilità per spingersi fin dove la “creatività” può consentire.
A chi non giovi tutto ciò è presto detto: a chi non può permettersi di pagare una polizza assicurativa e a chi nasce con una grave menomazione o la contrae in tenera età.
A chi giova invece questa prospettiva oltre che allo Stato? Sicuramente il giro d’affari per le Compagnie assicuratrici è notevolissimo e, in periodo di crisi, un vero toccasana. Nuovi introiti e nuove prospettive anche sul fronte immobiliare. Tradiscono l’attesa le stesse parole della Fornero: “Qualche volta le persone anziane si trovano intrappolate in una casa che costa troppo e hanno difficoltà ad ottenere aiuti”. Un patrimonio immobiliare che fa gola a molti.
Sono dinamiche e logiche che, ovviamente, non ci appartengono – conclude Barbieri – ma che rischiano di stritolare ogni prospettiva di reale inclusione sociale o di condizionarla al censo, al patrimonio, all’età più che ad un diritto costituzionale e, prima ancora, umano”.

25 maggio 2012

FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
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