giovedì 27 dicembre 2012

TROPPO STATO, TROPPO PRIVATO O POCO SOCIALE?


La proposta di programma Monti secondo Alesina e Giavazzi, oggi sul Corsera, sarebbe troppo Stato dipendente e  non prevederebbe privatizzazioni adeguate nella sanità e nell’università, e addirittura per la Cassa Depositi e prestiti, ricordando peraltro la fausta (a dir loro) privatizzazione dell’IRI negli anni novanta. Non voglio entrare qui nello specifico del si o del no alle loro proposte (sarebbe facile ricordare come pubblico non è solo corruzione e inefficienza, così come privato non è solo coraggio, efficienza e qualità, specie in Italia). Ma quello che lascia allibiti e attoniti e la totale mancanza di un qualsiasi ruolo del terzo settore, del volontariato, delle imprese sociali che specie nel welfare, ma anche nella scuola potrebbero dare un sostanziale supporto al progresso e al benessere degli italiani. Eppure  l’Agenda Monti gli da un peso significativo. Un esempio per tutti sul tema delle donne e della necessità di una maggiore conciliazione dei tempi di vita e lavoro: gli asili nido, ma anche le elementari e le medie. Perché non lasciare aperte le scuole 12 ore al giorno per 12 mesi all’anno impegnando cooperative sociali nel dopo scuola? Grandi risparmi per le famiglie, utilizzo adeguato del patrimonio immobiliare scolastico, nuove entrate per lo Stato dall’uso dei locali e dal fisco. Ma oltre al ruolo strategico del sociale Alesina e Giavazzi non citano, ne prendono in considerazione, pur nella brevità dell’articolo, concetti come quelli di sussidiarietà, condivisione, collaborazione, responsabilità, insieme a empatia, reti, ma anche a cambio di paradigma e fine del comunismo così come del capitalismo che pure sono nei testi  dei maggiori filosofi, economisti, sociologi, antropologi che si occupano dell’evoluzione dell’umanità pur con tagli e linee diversificate (tra i vari ricordo velocemente Porter, Kramer, Bruni, Morin, Severino, Bauman, Tapscott, Rifkin, Zamagni, ecc. ecc.). Solo numeri che devono tornare e l’economia che continua a presumere di saper governare il progresso dell’umanità e in specie di quella italiana. E’ un’impostazione moderna e appunto vecchia. Complessità, emotività, postmoderno e neorealismo, sostenibilità integrata, sussidiarietà,; Alesina, Giavazzi, forse vi dobbiamo rottamare anche a voi!

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