La proposta di programma Monti
secondo Alesina e Giavazzi, oggi sul Corsera, sarebbe troppo Stato dipendente
e non prevederebbe privatizzazioni
adeguate nella sanità e nell’università, e addirittura per la Cassa Depositi e
prestiti, ricordando peraltro la fausta (a dir loro) privatizzazione dell’IRI
negli anni novanta. Non voglio entrare qui nello specifico del si o del no alle
loro proposte (sarebbe facile ricordare come pubblico non è solo corruzione e
inefficienza, così come privato non è solo coraggio, efficienza e qualità, specie
in Italia). Ma quello che lascia allibiti e attoniti e la totale mancanza di un
qualsiasi ruolo del terzo settore, del volontariato, delle imprese sociali che
specie nel welfare, ma anche nella scuola potrebbero dare un sostanziale
supporto al progresso e al benessere degli italiani. Eppure l’Agenda Monti gli da un peso significativo.
Un esempio per tutti sul tema delle donne e della necessità di una maggiore
conciliazione dei tempi di vita e lavoro: gli asili nido, ma anche le elementari
e le medie. Perché non lasciare aperte le scuole 12 ore al giorno per 12 mesi
all’anno impegnando cooperative sociali nel dopo scuola? Grandi risparmi per le
famiglie, utilizzo adeguato del patrimonio immobiliare scolastico, nuove
entrate per lo Stato dall’uso dei locali e dal fisco. Ma oltre al ruolo strategico
del sociale Alesina e Giavazzi non citano, ne prendono in considerazione, pur
nella brevità dell’articolo, concetti come quelli di sussidiarietà,
condivisione, collaborazione, responsabilità, insieme a empatia, reti, ma anche
a cambio di paradigma e fine del comunismo così come del capitalismo che pure
sono nei testi dei maggiori filosofi,
economisti, sociologi, antropologi che si occupano dell’evoluzione dell’umanità
pur con tagli e linee diversificate (tra i vari ricordo velocemente Porter,
Kramer, Bruni, Morin, Severino, Bauman, Tapscott, Rifkin, Zamagni, ecc. ecc.).
Solo numeri che devono tornare e l’economia che continua a presumere di saper
governare il progresso dell’umanità e in specie di quella italiana. E’
un’impostazione moderna e appunto vecchia. Complessità, emotività, postmoderno
e neorealismo, sostenibilità integrata, sussidiarietà,; Alesina, Giavazzi,
forse vi dobbiamo rottamare anche a voi!
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