giovedì 21 novembre 2013

“DALLE CITTA’ ALLE FORESTE URBANE: COMPLESSE, CONDIVISE E PERSONALI”


Dopo aver inquadrato la situazione ambientale e socio economica in corso che riguarda perlomeno il mondo cosi detto “occidentale”, e che è rappresentabile come una forte fase di cambiamento di paradigma e quindi delle persone che vivono nelle città ormai “foreste urbane”, ci si sofferma su i quattro aspetti che caratterizzeranno le trasformazioni urbane dei prossimi decenni.  In particolare si ritiene che:
1)   i territori sono FORESTE URBANE: conseguenza della crescita degli esseri umani, dell’invasione della terra;
2)   le citta’ saranno complesse: INTERDISCIPLINARI E INTERFUNZIONALI: conseguenza della complessita’ ritrovata e trovata consapevolmente
3)   le citta’ saranno governate dalle PERSONE: conseguenza dell’evoluzione della cultura
4)   le citta’ saranno il luogo della CREATIVITA’: conseguenza dell’evoluzione della  storia

In particolare ognuna di queste caratteristiche dovrà comportare approcci innovativi e un sostanziale cambio di modalità gestionali e progettuali delle città. Pubblica Amministrazione, imprese, imprese sociali si troveranno al tavolo della governance insieme con tutta la gente abitante della foresta urbana ormai acculturata e sostanzialmente soddisfatta dei bisogni primari e quindi “geneticamente” più pronta, capace e desiderosa di partecipare e proporre idee e progetti per la propria comunità.

I territori saranno sempre più FORESTE URBANE [1] in tempi di modernità liquida e di città-mondo, tutto avverrà al di fuori delle mura perimetrali. Confini territoriali e immaginari non cingono più le polis di un tempo, ma si confondono nell’ubiquità di un’unica città senza nome. Territori postmoderni work in progress continui: foreste secolari che hanno subito ondate di taglio selettivo o aree ricresciute ai margini, dopo operazioni di “taglia e brucia” (“slash and burn”). In questo contesto di cambiamento va rivisitato il vecchio obiettivo – come tanti altri - di pianificare e realizzare città perfette e occorrerà :

·      dare residenza alla SPERIMENTAZIONE. La città deve rendere trasparenti e open i processi di innovazione e divenire così un sistema di Living Lab, laboratorio a cielo aperto dove sperimentare le nuove soluzioni del vivere, con-vivere e produrre urbano.
·      praticare AGOPUNTURA URBANA. Promuovere l’assetto urbano nelle piccole dimensioni sperimentando interventi di riqualificazione dei quartieri secondo una logica previsionale e sostenibile (ambientalmente, economicamente, e socialmente) di ampio respiro, capace di coniugare committenza privata e ragioni del contesto sociale.
·      valorizzare il GENIUS LOCI. Costruire una via tutta italiana all’idea di città intelligente: promuovere il passaggio dal concetto di smart city a quello di senseable city, che non guardi al paesaggio urbano esclusivamente come luogo dei consumi. Luoghi comuni come sensori e attivatori dell’informazione e della comunicazione.

Ma la citta’ è anche complessa: INTERDISCIPLINARE & INTERFUNZIONALE. Se per i processi di produzione industriale è finita l’epoca fordista, anche per i processi di intervento sul territorio si è conclusa l’epoca “ingegneristica” o “economicistica” e anche “urbanistica”.
La complessità delle interrelazioni tra le molte componenti necessarie per raggiungere l’obiettivo di progettare , realizzare e gestire, richiede interventi capaci di far interagire temi e specializzazioni diversi e al contempo l’obiettivo stesso che si vuole raggiungere è integrato e interdisciplinare: non è più il risultato di una cultura specialistica, ma un vero e proprio sistema, una rete complessa di riferimenti culturali ed esperienziali.
L’interdiscipinarietà, l’integrazione, la multiculturalità ovvero la complessità: la tecnica, l’economia, la finanza, l’ambiente, il sociale, la comunicazione, la psicologia. C’è una ricetta con gli stessi ingredienti per ogni intervento. C’è una rete di interrelazioni e di informazioni che connette – di volta in volta in forme, contenuti e tempi diversi – le componenti di un progetto e ne consente la realizzazione.
Gestire - vivere - produrre - muovere – sperimentare. Cinque momenti complici e complementari per afferrare con mano complessa la città contemporanea. Temi che entrano in una polifonia sollecitata da ciascun momento. Dove contenuto e contenitore riflettono la stessa volontà di superare i recinti disciplinari per accendere il dialogo, la partecipazione e il confronto.  Per questo sarà importante :
·      afferrare il contemporaneo con MANO COMPLESSA e rinunciare alla semplificazione: la complessità della fenomenologia urbana reclama uno sguardo sistemico, l’interazione di competenze e specializzazioni diverse, un approccio integrato e interdisciplinare. L’esito di un programma complesso e di una strategia di interazione con i soggetti, le istituzioni, le comunità, i gruppi che abitano e usano il territorio.
·      ASSETTO COMPLESSO. I processi di riqualificazione e di pianificazione vanno gestiti con almeno due presupposti di base:
o   Mobilità e residenzialità delle funzioni come variabili di base;
o   Interessi e funzioni dei cittadini, delle imprese, delle organizzazioni di volontariato e della amministrazione pubblica come riferimento biunivoco continuo e permanente

Insieme alla complessità, “dobbiamo liberarci dalla tendenza di considerare le città come l’insieme dei loro edifici, e ricordare che la città è fatta di carne, non di calcestruzzo.” Ci ricorda il sociologo americano Glaeser.
Quello che è certo è che nell’epoca in cui siamo abbiamo bisogno nella  governance dei territori della PARTECIPAZIONE. Sono le persone insieme con le imprese, le imprese sociali, le amministrazioni pubbliche, le protagoniste, il target, lo strumento, i beneficiari in corso e finali di ogni attività, azione e intervento nella foresta urbana.

Siamo passati, nel clima postmoderno, dall’urbanistica alla Mumford che aveva come parametro di riferimento l’Uomo, alla gente. Conseguentemente occorrerà:

·      progettare in FORMA APERTA. Il progetto è itineranza e mediazione. Obiettivo: cogliere e capire i germogli di vita relazionale, rendere infrastruttura ciò che è stato suggerito dagli abitanti.:
·      rovesciare la PIRAMIDE. Chi tradizionalmente sta alla base della vecchia dinamica top-down deve essere posto al vertice, per esprimere bisogni e desideri ed esercitare consapevolmente il ruolo di partecipazione e indirizzo.
·      dare spazio alla COMUNITÀ. La città è un bene comune, abitata dal “noi” sociale.
·      condividere il PROGRESSO. La città come luogo di sperimentazione e applicazione di nuove modalità partecipative alle attività di progresso per un benessere sostenibile
·      INVESTIMENTI E RISORSE INTEGRATE tra le diverse pubbliche amministrazioni che governano il territorio.

Tutti elementi e caratterizzazioni quelle sopra sintetizzate che avranno un “loro perché” nel momento in cui la città sarà un luogo di CREATIVITA’. Un luogo, uno spazio, un territorio che prima vittima della delocalizzazione produttiva diviene ora protagonista di localizzazione creativa. Recentemente Enrico Moretti ha descritto l’importanza della città in quanto luogo per eccellenza della creatività e dell’innovazione stante la localizzazione di persone che la generano nelle università, imprese, comunità di interessi. Una localizzazione che ogni volta che genera un posto di lavoro ad alto contenuto tecnologico ne produce altri cinque nuovi.
Si tratta di riconsiderare quindi la città e il suo contorno “forestale” come luogo della creatività delle persone che si incontrano e quindi di creare le condizioni perché ciò avvenga con continuità
Assistiamo infatti da alcuni anni recenti al doppio fenomeno di imprese che tornano in città (fine del funzionalismo urbano) e di imprese che cercano qualità e quindi le persone capaci e preparate. Emerge quindi con forza la necessità di implementare sia la presenza, sia la qualità e sia le interrelazioni tra UNIVERSITA’, IMPRESE, SERVIZI PUBBLICI, CULTURA e  “allestire esperienze”. Il futuro è l’esperenzializzazione: la fruizione di servizi tangibili e intangibili attraverso l’evocazione della città immaginata e della città vissuta.

SINTESI DELL'INTERVENTO TENUTO IN OCCASIONE FRIULI FUTURE FORUM SUL TEMA DI "LE ESPERIENZE DI TRASFORMAZIONE URBANA CHE CAMBIERANNO LE NOSTRE CITTA’" - Udine 19 novembre 2013
http://www.friulifutureforum.net/futureforum/iv-settimana/
[1] In questo contesto si è tenuto a Roma pochi mesi or sono la Conferenza internazionale “La città senza nome. Foreste Urbane” a cura del CENTRO INTERDISCIPLINARE DI RICERCA SUL PAESAGGIO CONTEMPORANEO (www.cittasenzanome.org) e dell’Associazione ITALIA 2020 (www.associazioneitalia2020.it) dove si è cercato di fare il punto sulla situazione che, partendo da una serie di presupposti derivanti da un approccio sistemico e interdisciplinare, ha portato a delineare alcune linee di tendenza che qui sono citate nei diversi temi. L’iniziativa è stata ideata e curata da Fulvio Caldarelli, Claudio Cipollini e Maurizio Rossi.

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