martedì 27 ottobre 2015

MEZZOGIORNO, SVILUPPO E SVIMEZ: QUALCOSA NON TORNA


Attento e circostanziato (più di 800 pagine) il Rapporto 2015  della SVIMEZ, presentato oggi alla Camera dei Deputati, nella sua analisi molte delle criticità che affliggono i territori meridionali e  tre temi principali su cui far leva per creare sviluppo: logistica economica, energia e città insieme con una sorta di piano strategico, ma solo industriale.
Quello che non ho trovato è invece una vision politico-strategica complessiva di tutto il Sud, che proprio a causa della sua attuale situazione – di fatto una seconda Italia – ha invece l’opportunità per disegnare con tutti gli attori (giovani, ma più di testa che non di età) imprese, pubblica amministrazione e imprese sociali, l’obiettivo cui tendere e da raggiungere nei prossimi 5-10 anni.
Su questo tema penso che occorra avviare un processo di proposta, confronto e quindi decisione che nasca dalle esigenze e dalle caratteristiche endogene dei territori e delle persone senza imporre modelli di sviluppo “stranieri” e “burocratico-meccanicistici”, fermo restando la responsabilità di ognuno a svolgere i proprio ruolo con etica e professionalità.

Un Sud dove sia assicurata la mobilità (e non le infrastrutture fini a se stesse) delle persone , delle merci e dei dati; l’industria, l’agroalimentare e il turismo (che nel Rapporto della Svimez si è perso) siano i mezzi per un benessere sostenibile ambientalmente, socialmente e economicamente integrati con il volontariato e le imprese sociali. Un Sud governato in questa fase critica storica con modalità innovative che vedano un approccio integrato tra Stato, Regioni e Enti Locali più focalizzato e quindi organizzato per la risoluzione delle problematiche e del raggiungimento dell’obiettivo generale che non sulla spartizione di deleghe, funzioni e competenze. 

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